Fin dal suo esordio con "The Witch", Eggers ha dimostrato una profonda conoscenza del folklore e della mitologia, che utilizza non come semplice ispirazione, ma come fondamenta su cui costruire narrazioni complesse e stratificate. La sua abilità risiede nel saper fondere il realismo storico con elementi soprannaturali, creando un senso di ambiguità che lascia lo spettatore in bilico tra la realtà e l'incubo. Non si tratta di horror convenzionale, ma di un'esplorazione del lato oscuro della natura umana, delle paure ancestrali e delle forze misteriose che governano l'esistenza.

In "The Lighthouse", Eggers ci porta in un viaggio claustrofobico e allucinatorio nella mente di due guardiani di un faro sperduto nell'oceano. La fotografia in bianco e nero, il formato quadrato e i dialoghi arcaici contribuiscono a creare un'esperienza sensoriale unica, immersiva e disturbante. La discesa nella follia dei protagonisti è resa con una potenza visiva e psicologica che lascia senza fiato.

Con "The Northman", Eggers si confronta con un'epica vichinga, mantenendo intatto il suo stile visionario e la sua attenzione per la ricostruzione storica. La violenza brutale e la spiritualità pagana si fondono in un racconto di vendetta e destino, che trascina lo spettatore in un mondo selvaggio e primordiale.

Ciò che rende il cinema di Eggers così affascinante è la sua capacità di trascendere i generi. Non si tratta semplicemente di horror, di dramma storico o di film d'autore, ma di un'esperienza cinematografica totale, che coinvolge tutti i sensi e lascia un segno profondo nell'immaginario dello spettatore. La sua ossessione per l'autenticità, la ricerca di un linguaggio cinematografico innovativo e la capacità di scavare nelle profondità dell'animo umano fanno di Robert Eggers uno dei registi più interessanti e promettenti del panorama attuale. Aspettiamo con ansia il suo prossimo progetto, certi che ci porterà ancora una volta in un viaggio indimenticabile nell'oscurità.