Buchanan, nato in Pennsylvania nel 1791, intraprese la carriera legale e politica, servendo come membro del Congresso, ambasciatore e Segretario di Stato prima di essere eletto presidente nel 1857. La sua visione politica era radicata nel principio della sovranità popolare e nella convinzione che la questione della schiavitù dovesse essere risolta dagli stati stessi, non dal governo federale. Questa posizione, sebbene coerente con la dottrina prevalente dell'epoca, si rivelò fatale in un momento in cui la nazione era sempre più divisa sulla questione.

L'incapacità di Buchanan di prendere una posizione decisa sulla schiavitù alienò sia gli abolizionisti del Nord che i secessionisti del Sud. Mentre gli stati del Sud iniziavano a separarsi dall'Unione dopo l'elezione di Abraham Lincoln, Buchanan rimase passivo, convinto che non avesse l'autorità costituzionale per costringerli a rimanere. Questa inazione, vista da molti come una forma di complicità con la causa sudista, contribuì a precipitare la nazione verso la guerra civile.

Tuttavia, giudicare Buchanan esclusivamente sulla base del suo fallimento nell'impedire la guerra civile è forse ingiusto. Bisogna considerare il contesto storico in cui operava, un periodo di forti tensioni sociali e politiche, in cui il compromesso sembrava impossibile. La sua fede nella legalità e nel rispetto della Costituzione, sebbene lodevole in linea di principio, si rivelò inadeguata di fronte alla crisi imminente.

Inoltre, è importante ricordare che Buchanan ereditò una situazione già compromessa dai suoi predecessori. La questione della schiavitù aveva avvelenato la politica americana per decenni, e le soluzioni proposte si erano rivelate inefficaci. Buchanan, pur consapevole della gravità della situazione, si trovò a dover gestire una crisi che andava ben oltre la sua capacità di controllo.

Alcuni storici sostengono che Buchanan, pur commettendo errori significativi, sia stato ingiustamente demonizzato dalla storia. La sua reputazione di presidente inefficace, a loro avviso, serve a oscurare la complessità del suo personaggio e le difficoltà che dovette affrontare. Un riesame più obiettivo della sua presidenza, libero da pregiudizi ideologici, potrebbe rivelare sfumature e aspetti finora trascurati.

In conclusione, James Buchanan rimane una figura controversa nella storia americana. La sua presidenza, segnata da indecisione e fallimento, è un monito sulle conseguenze della passività di fronte alle grandi sfide. Tuttavia, un'analisi più approfondita del suo percorso politico e del contesto storico in cui operò ci invita a guardare oltre la semplice condanna e a considerare la complessità di un uomo intrappolato in una tempesta perfetta. Forse, più che un presidente "dimenticato", Buchanan dovrebbe essere ricordato come un esempio delle difficoltà e delle contraddizioni che caratterizzano la storia americana.